A Giovanni, al quale avevamo fatto poco prima di Natale una lunga video-intervista che potete vedere qui sotto, va tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio.
Giovanni Tizian fa il giornalista, ha meno di trent'anni e la sua vita è cambiata. Da qualche tempo vive con la scorta, da mattina a sera. Due agenti armati e in borghese lo accompagnano tutto il giorno, ovunque, anche quando deve fare la spesa. Per lui è diventato un problema condurre quella che prima era un’esistenza normale. Lo prelevano alla porta di casa e ce lo riportano. Gli affetti, gli amici, anche una banale visita in libreria sono cose diventate, all'improvviso, difficili da gestire nella sua situazione.
La scorta gli è stata assegnata dagli inquirenti una quindicina di giorni fa. Uno di quei regali di Natale di cui avrebbe fatto volentieri a meno. «Stavo per pranzare - ricorda - quando mi hanno chiamato sul cellulare dicendomi che ero esposto a un rischio e che per tutelarmi, e permettermi di proseguire nel mio lavoro, avrei avuto la protezione delle forze dell'ordine. Sul momento non mi sono reso conto di cosa avrebbe significato. Poi già verso sera ho cominciato a capire». Gli agenti gli devono, per così dire, “coprire le spalle” fino a quando le acque non si saranno calmate. Il motivo è semplice: Tizian parla di mafia, i mafiosi parlano di lui.
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L'editoriale del direttore della Gazzetta Antonio Ramenghi.
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