Bologna, 16 mag. (TMNews) - "Il prossimo anno vinciamo Bologna, l'anno dopo Parma e Piacenza, due anni dopo il resto dell'Emilia. E' una promessa che avevamo fatto, un gradino alla volta ci arriviamo". La promessa fatta a Pontida lo scorso giugno da Angelo Alessandri, presidente federale della Lega Nord e anche segretario della in Emilia-Romagna, probabilmente non vale più. A Bologna il Carroccio si ferma a quota 10% e il candidato Manes Bernardini, che puntava almeno al ballottaggio, cede il passo e consegna di fatto lo scranno di primo cittadino al democratico Virginio Merola. Così anche negli altri comuni in cui si è votato.
L'"occupazione dell'Emilia", quel progetto di crescita tanto atteso per arrivare ad agganciare le altre tre locomotive economiche del Nord (Veneto, Piemonte e Lombardia), è rimandato "sine die". Colpevole l'abbraccio mortale con Berlusconi che, anche in Emilia-Romagna, ha penalizzato il popolo padano.
Per un'analisi più approfondita occorrerà aspettare i risultati finali e i flussi. Ma ormai alla fine dei conteggi dei seggi, il verdetto è chiaro. A Bologna Lega e Pdl non vanno oltre il 29% (oltre 33mila voti): agli ex di Forza Italia spetta il 15% delle preferenze, mentre il Carroccio deve accontentarsi del 10%. Il voto bolognese è emblematico: Bernardini è stato "nominato dall'alto" come candidato a sindaco, a seguito di un summit romano tra Berlusconi e Bossi. La decisione non è stata apprezzata dal Pdl locale che, fin da subito, ha giudicato "inspiegabile" questa "autocandidatura".
La campagna elettorale è proseguita senza particolari litigi, ma il "gelo" era percepibile ad ogni incontro programmato con tutti i ministri che hanno fatto tappa a Bologna. Il finale della campagna elettorale dice tutto: una settimana fa sul palco allestito in piazza Maggiore c'erano Bossi e Tremonti, ma ad ascoltare il comizio si sono presentati sì e no tremila persone.
A Ravenna - la patria di Gian Luca Pini, il parlamentare che ha proposto una legge per la secessione della Romagna dall'Emilia - il ritornello è simile: per la Provincia (dove stravince il centrosinistra con il 62%) il candidato Capucci si ferma al 26% (Pdl 15% e Lega 11%); per il Comune (riconfermato il sindaco democratico Matteucci col 57%) la Lega si deve accontentare del 7,7%. A Rimini, forse ancora peggio: il candidato del centrodestra Renzi costringe il centrosinistra con Gnassi al ballottaggio, ma il Carroccio totalizza appena il 7,3% delle preferenze; in una terra "amica", i padani si fanno superare dai grillini (che totalizzano oltre il 10%).
Tornando a Bologna, la Lega riuscirà probabilmente a piazzare tre uomini in Consiglio comunale oltre al candidato Manes Bernardini, mentre il Pdl forse anche cinque. Oggi il "giovane Manes" tenuto a braccetto da Maroni e da Bossi, si è chiuso in silenzio stampa nella sua "Casa del sindaco" allestita in pieno centro per la campagna elettorale. Qualche mese fa, nel documentario "Occupiamo l'Emilia" aveva detto: "Oggi come oggi, a Bologna c'è una classe dirigente della Lega che ha tutte le carte in regola per dare prova di sé e di buona amministrazione. Perché quello che manca a Bologna è un sentimento di appartenenza e di orgoglio bolognese che in qualche modo bisogna mettere sul piano della bilancia, che deve essere anche quello di un autentico esamine da parte di chi andrà a votare". Il sogno è rimandato, secondo i leghisti, anche per colpa del Pdl.
(P. Tomassone)
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