domenica 31 ottobre 2010

Il "caso Sassuolo" visto dall'ex sindaco Graziano Patuzzi



Commentando "Occupiamo l'Emilia", l'ex sindaco Democratico di Sassuolo reclama la paternità delle politiche sulla sicurezza rispetto allo sgombero di alcuni edifici della città nel modenese abitati principalmente da extracomunitari in stato di gravissimo degrado. Secondo Patuzzi, la Lega, al governo della città insieme al PDL dal giugno 2009, ha solo continuato e fatto proprie scelte già assunte dalla precedente amministrazione di centrosinistra.

Sassuolo è da anni leader indiscussa a livello mondiale per le ceramiche, ma il suo distretto è stato a lungo così "inaccessibile" dal punto di vista della viabilità che i clienti internazionali venivano trasferiti in elicottero dall’aeroporto di Bologna. Tra il 2005 e il 2006, la cittadina di 41 mila abitanti sale agli onori della cronaca – grazie all’intransigenza dell’allora sindaco di Centro-sinistra Graziano Pattuzzi – per il “rispetto della legalità”.

Mentre nel febbraio 2006 si diffonde su Youtube un video che ritrae due Carabinieri mentre pestano un marocchino irregolare che aveva perso le staffe durante una perquisizione, un gruppo di clandestini e spacciatori trasforma pian piano un piccolo quartiere alla periferia della città in una sorta di Bronx. Un caos sociale di cui approfittano decine di italiani inventandosi un nuovo business: quello di affittare stanze – che sembrano alveari, acquistate per due lire – a poveri disperati che, per rispettare le scadenze delle rate, subaffittano o si procurano il denaro in modo illecito.

Tutte queste contraddizioni le eredita il centrodestra che, nel giugno 2009, assieme alla Lega, espugna al centrosinistra la guida della città dopo cinquant’anni di governo ininterrotto.

Ex Margherita, ulivista convinto, amico di Romano Prodi e di don Luigi Ciotti, il Democratico Graziano Pattuzzi, presidente della Provincia di Modena per due mandati negli anni ‘90, durante la campagna elettorale del 2009 scrive una lettera “Ai cittadini del quartiere Braida”. Prima di prendere carta e penna, comincia a perlustrare i quartieri della capitale delle piastrelle. Incontra gente, stringe mani, parla con i lavoratori, come fanno tutti i politici. Poi arriva al Braida e non riesce ad andare oltre: lui e il suo staff vengono bloccati e la macchina di servizio della Polizia municipale viene presa a sassate. Via San Pietro è ormai u vero Bronx, con tanto di commercio all’ingrosso di droghe, favorito da un sistema collaudato di vedette che perlustrano la zona.

Malgrado le difficoltà, Pattuzzi riesce a murare un intero palazzo in via San Pietro, giudicato inaccessibile e invivibile. Alle elezioni di due anni fa Luca Caselli, 36 anni, ex consigliere comunale e provinciale di Alleanza nazionale e poi del Pdl, batte il collega della sinistra per un centinaio di voti.

La delega alla Sicurezza e alla Polizia municipale passa al vicesindaco leghista Gian Francesco Menani: «Nessuno credeva che avremmo vinto in Comune. Noi non abbiamo paura di stare in mezzo alla gente, soprattutto in un momento di crisi che ha messo in ginocchio il distretto. Dal 2001 ad oggi è stato un trend in crescita continua».

Secondo il sindaco Caselli «il fallimento della sinistra è iniziato quando ha cominciato a rinchiudersi in se stessa, è passata dai salotti ai palazzi. Ecco perché non votano il Pd ma la Lega, perché c’è voglia di cambiamento. Hanno preferito frequentare i Cda piuttosto che i bar.
(PT)

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