mercoledì 9 novembre 2011

Costi scandinavi e prestazioni sudamericane

Il bello di Internet è che ormai i commenti a post o articoli pubblicati sono spesso più interessanti degli stessi. Come questo commento di tal Carlo Grezio a questo post di Oscar Giannino.

In questo paese non esiste più da tempo una classe politica capace di inquadrare i problemi gerarchicamente e di impostare strategie di ampio respiro capaci di poggiare su più pilastri per arrivare ad un risultato strutturale e consolidato nel tempo .
Si continua a parlare di ipotesi di singoli interventi senza avere una quadro di riferimento condiviso di problemi, cause ed effetti e nemmeno di obbiettivi di medio lungo periodo.

Le cosiddette manovre sono un guazzabuglio di provvedimenti parziali e contraddittori, oltre che mal scritti.
E’ tutto un rincorrersi di pannicelli caldi e palliativi, come diventa qualunque provvedimento se non è preso in una cornice ampia e coordinata ,che eviti contraddizioni e effetti collaterali e perversi.

DEBITO PUBBLICO: non è la causa, ma l’effetto della dissennata gestione in deficit della amministrazione pubblica da oltre un secolo. Se non pareggi mai costi e ricavi alla fine avrai un debito insostenibile.(ovviamente da misurarsi non rispetto al Pil, ma rispetto alle entrate annuali). Che senso ha ipotizzare manovre straordinarie di riduzione del debito se non si blocca il meccanismo che l’ha fatto inesorabilmente crescere anno dopo anno?

CRESCITA ECONOMICA: ormai ferma da oltre un decennio pur misurandola – in modo più o meno truffaldino – inserendo nel PIL quote crescenti di economia sommersa. E’ indispensabile che riprenda la crescita non solo perché così risulterà più agevole gestire lo stock di debito pubblico, ma per risolvere problemi di disoccupazione, di povertà crescente, di distruzione di ricchezza cumulata, di futuro per i giovani.
Non si avrà ripresa della crescita senza misure di incentivazione/attrazione degli investimenti, quindi di riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa.

PRESSIONE FISCALE: insopportabile sia che la si misuri come quota % di un Pil misurato in modo truffaldino (cioè incrementato dell’economia sommersa) ormai al 45 – 46 %, sia che la si misuri – come sa chi paga le tasse – in termini del 60-65% su chi produce redditi da lavoro e da impresa. Ne deriva che la pressione fiscale è fortissima su lavoro e impresa, molto forte sui consumi e molto blanda sulle rendite.(per i rentiers puri l’italia è di fatto un paradiso fiscale) . Questa situazione – assolutamente ingiusta anche in caso di finanza pubblica in ordine – è causa , non effetto, della bassa crescita economica.

EVASIONE FISCALE: è contemporaneamente causa ed effetto di una serie di fenomeni. Sicuramente è causata da aliquote marginali particolarmente esose richieste in cambio di servizi pubblici vergognosi, ma soprattutto congegnando il tutto in modo che chi può sottrarsi facilmente alla tassazione lo possa fare senza porsi più di tanto il problema. Alla fine abbiamo una pressione fiscale insopportabile ai danni di chi non può sottrarsi, per esempio i lavoratori dipendenti (non perché più onesti, infatti sono disponibilissimi in genere a mettere in nero parte delle loro prestazioni – per es gli straordinari) accompagnata da una forte disattenzione/complicità rispetto a chi può sottrarsi più facilmente.


Eppure basterebbe concedere la detraibilità di tutti i costi sostenuti (o almeno dell’Iva ) per trasformare ogni contribuente nel più ferreo esattore di ciascuno. (Risibile l’affermazione che il gettito derivante non basterebbe, ed in ogni caso è proprio su quel gettito che bisognerebbe costruire il budget di spesa della pubblica amministrazione.)

La guerra agli evasori, considerato che ad ogni condono è irrimediabilmente persa, va fatta riducendo le aliquote, permettendo la detraibilità dei costi, sanzionando con il carcere chi eventualmente residuasse in un comportamento antisociale, e soprattutto mostrando una gestione della pubblica amministrazione capace di sostenere le uscite con le entrate su cui può contare e soprattutto fornendo servizi di qualità coerente e correlata con il costo (imposizione). Basta costi scandinavi e prestazioni sudamericane (con il dubbio che il sudamerica ci abbia nel frattempo di gran lunga superato).

A me sembra che non si possa pensare alla vendita di patrimonio immobiliare o di condono fiscale fino a che non si sia costruito un budget in cui le entrate attuali e certe coprano le spese. Per farlo ragionevolmente basterebbe fare alcune operazioni ampiamente liberali:

1. ridurre la pubblica amministrazione di un livello amministrativo ABOLENDO HIC ET NUNC LE REGIONI (risparmio di 100 miliardi anno), riorganizzando il progetto federalista sul concetto di province autonome, di ridotta dimensione, senza ambizioni né di secessione, né di gestioni di politica estera, facilmente controllabili dagli elettori perché su dimensioni visibili, cosa che le attuali regioni non sono e che covano corruzione e crescita del debito pubblico fuori controllo;

2. ABOLIZIONE DELLE PROVINCE DELLE GRANDI CITTA’, ACCORPANDOLE CON I COMUNI E DANDO VITA AGLI ENTI METROPOLITANI, non più di otto per le otto grandi città. (quindi tutto il contrario della retorica corrente: le province delle piccole città e province servono, quelle delle grandi città non servono, le regioni non servono, la Sanità va gestita in altro modo o centralmente o a livello provinciale).

3. FUSIONE OBBLIGATORIA dei piccoli comuni confinanti finchè non raggiungano una massa critica di 15.000 abitanti ( ne sparirebbero oltre il 30%)

4. RIDUZIONE DEL PARLAMENTO AD UNA SOLA CAMERA

5. RIDEFINIZIONE DI UNA LEGGE ELETTORALE COERENTE CON LA NUOVA STRUTTURA AMMINISTRATIVA quindi o maggioritario all’inglese o alla francese o proporzionale alla tedesca : terzium – sicuramente truffaldino come tutti i sistemi italiani della seconda repubblica – non datur .

6. RIFORMA FISCALE con riduzione delle aliquote e deducibilità dei costi o almeno dell’IVA sui consumi e sui costi; riduzione delle accise sui carburanti e sull’energia.

7. RILANCIO degli INVESTIMENTI PRIVATI attraverso riduzione ragionevole della pressione fiscale su Imprese e Lavoratori finanziata da incremento di Imposte su percettori di Rendite e se possibile anche PUBBLICI in una logica di adeguamento infrastrutturale.

8. Azzeramento di tutte le forma di contribuzione o di fiscalità favorevole alle Chiese e ai culti, con ripresa a tassazione dei beni egli enti religiosi;

9. Azzeramento dei contributi ai privati che esercitano attività scolastica o sanitaria e alla stampa;

10. Azzeramento delle missioni militari (di pace o meno).

11. Azzeramento delle false pensioni di invalidità;

12. Abolizione delle future pensioni di Anzianità ponendo come vincolo l’età pensionabile della Germania
Se a questo punto dopo un forte snellimento della macchina pubblica, con riduzione del suo costo standard annuale e con il rilascio di tutti gli ammortizzatori sociali normalmente previsti (CIO, CIS, Mobilità ) per i dipendenti regionali estromessi , si volesse anche vendere il patrimonio immobiliare mal gestito dello stato realizzando un centinaio di miliardi, ma NON con le truffaldine operazioni di cartolarizzazione (SCIP) fatte recentemente , ben venga, ma dopo aver fatto le azioni concrete di cui sopra.

Il vincolo di bilancio è una condizione naturale non un invenzione ideologica: questo paese ne ha fatto a meno per quasi un secolo, ma ora deve tutto in una volta recuperare la saggezza del buon padre di famiglia.
Lo stato italiano rastrella ogni anno oltre 700 miliardi di imposte, a vario titolo, per poi fare Investimenti per meno di 30 miliardi all’anno : ha senso sopportare una struttura cosi’ inefficiente ? raccogliere tasse per pagare stipendi e pensioni ? Ovviamente no, quindi prima di perdere tutto con una rivoluzione procediamo ad una riforma.Gestita e pensata dagli intelligenti e onesti però, non dai mentecatti e delinquenti.

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