«La storia parte da lontano. Nel 2008 la crisi ha travolto l’economia mondiale, ma, almeno per ora, il crack è stato evitato grazie a massicci interventi pubblici. I costi però sono stati enormi: il solo Fondo tedesco per la stabilizzazione del mercato finanziario ha attivato misure per oltre 200 miliardi di euro, cioè 2500 euro per ciascun tedesco. Cifre che non tengono conto, ancora, dei programmi congiunturali e delle iniezioni di liquidità della Bundesbank e della Banca centrale europea. Ora, se la politica avesse imparato dalla crisi, avremmo forse potuto riprenderci del tutto. Ma, passato lo spavento, banche d’investimento e operatori finanziari hanno ricominciato a gestire affari molto rischiosi, e spesso tossici, senza essere ostacolati dalla politica. E quello che Angela Merkel aveva promesso nel 2008, e cioè che ogni operatore, prodotto e attività finanziaria dovessero essere sottoposti a norme nuove e più stringenti, è finito nel dimenticatoio. Così adesso le scosse si susseguono a intervalli sempre più brevi».
Ed ecco il caso Grecia.
«Che ha spinto i politici a farsi in quattro per “salvare la Grecia, l’euro e l’Europa”. Queste, però, sono tre menzogne. Né l’Europa, né i cittadini greci, né quelli dei Paesi creditori come la Germania hanno tratto alcun vantaggio dai 110 miliardi di euro messi a disposizione dai Paesi europei nel 2010 come “pacchetto di salvataggio”. Il nostro denaro non è andato in Grecia, Irlanda o Portogallo: è finito ancora alle banche, che si sono arricchite di nuovo. Questa volta con i prestiti greci».
Insomma: i governi, compreso quello tedesco, stanno provando a salvare le banche fingendo di voler salvare i cittadini?
«Esattamente. I beneficiari dei pacchetti di salvataggio sono le banche d’investimento e i super ricchi, che invece dovrebbero pagare per i propri errori. Il contagio greco è uno spettro preparato dall’oligarchia finanziaria perché si corra ai ripari. Il fallimento della Grecia e l'uscita dalla zona euro di Atene sarebbero, in realtà, l'unico modo per aiutare i greci e frenare il disastro».
Come funzionerebbe questa «bancarotta pilotata»?
«Non sarebbe la prima volta nella storia. In caso di insolvenza di uno Stato, quest’ultimo comunica ai creditori che non può far fronte ai propri debiti. Allora, debitore e creditori si accordano su uno stralcio o una ristrutturazione del debito e i creditori rinunciano a una parte delle loro richieste. Ma chi sono questi “creditori”? L’oligarchia finanziaria sta facendo passare l’idea che si tratti dei cittadini. Invece, i creditori privati sono le banche e le società di servizi finanziari. Soprattutto, istituti di credito spesso nelle mani di miliardari e oligarchi greci. È questa la casta che adesso stiamo salvando: non l’euro, non la Grecia e
neppure i greci».
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New York, venerdì 18 novembre, foto di Tomaso Clavarino. (Fonte: Il Post) |
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