Ora, secondo l'Ocse, l'isola sarebbe oggi al di là del guado, ormai avviata a un risanamento dei conti pubblici (a prezzo di tagli al welfare e al costo del lavoro, agli investimenti sulle infrastrutture).
Ma anche nel prossimo futuro sulla testa degli irlandesi peseranno i debiti contratti per il salvataggio delle varie banche a rischio fallimento dopo i golden ages segnati da un'allegra gestione del credito: degli 85 miliardi messi a disposizione a fine 2010 all'Irlanda da UE e FMI, ben 35 sono stati destinati alla ricapitalizzazione delle varie Allied Irish Bank, Bank of Ireland, Irish life & Permanent.
Oltre a ciò, da qui a fine anno scadranno diversi termini di pagamento di obbligazioni di chi aveva investito sulle varie banche in passato, solo che a pagare per la scelleratezza degli incauti acquirenti sarà ancora una volta Pantalone: i cittadini irlandesi. Insomma, anche nella verde Irlanda la storia è sempre quella: il profitto è sempre privato, il passivo sempre pubblico.
"Dublino - scriveva sul Sole nel marzo scorso Vittorio Da Rold - dovrebbe fare come l'Islanda (non membro Ue) che, capita la lezione, a un certo punto decise di ristrutturare i senior bond (cioè non garantirli più ma fare un haircut, un taglio di capelli su capitale e rendimenti). Insomma di non metterli tutti sulle spalle dello stato, ma facendo pagare le perdite agli obbligazionisti e agli azionisti delle banche mal gestite. Ma non andrà così, chi ha giocato sul moral hazard, sull'azzardo morale, avrà ancora una volta partita vinta". Infatti.
Di recente, il cosiddetto "Billion dollar bond" (738 607 000 euro) che i cittadini sono stati obbligati a pagare all'Anglo Irish Bank per le proprie obbligazioni non garantite ha suscitato l'indignazione del Paese. Insomma, materia per la lotta di Occupy Dublin ce n'è eccome.
Ma piccole e grandi proteste fioriscono ovunque: a Ballyhea, minuscolo villaggio di circa 1.000 abitanti nella contea di Cork, in molti partecipano a una marcia silenziosa contro coloro che hanno spinto il Paese verso la recessione. Una marcia che si ripete ogni domenica, da otto mesi. Come racconta Actualutte, il quindicinale francese d'informazione "indipendente e partecipativa".
I villains (qui la pagina facebook della loro protesta) si ritrovano dopo la messa di fronte al parcheggio della chiesa, e poi sfilano in silenzio arrivando fino al cartello di limitazione della velocità appena fuori il paesello. Poi tutti a casa.
Un solo slogan: "Ballyhea dice no al salvataggio dei detentori di obbligazioni".
Poche parole, ma chiare.
Come quando iniziò la protesta, otto mesi fa appunto, dove l'invito alla partecipazione era accompagnato da un chiarissimo: "non portate niente con voi: né slogan né bandiere, solo la vostra collera".
Fonte immagine: Ballyhea bondholder bailout protest |
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