venerdì 27 gennaio 2012

Indignazione al tramonto?

Su Internazionale in edicola il sociologo spagnolo Manuel Castells prova a fare il punto sullo "stato del movimento" dopo le fiammate dell'anno scorso. A distanza di qualche settimana dalle manifestazioni di ottobre e novembre, e dalla fine di alcune occupazioni simbolo come Puerta del Sol e Zuccotti Park, per gli indignados è l'inizio della fine?
Castells la pensa diversamente.


Il movimento degli indignati nato nel 2011 in Spagna, in Europa e negli Stati Uniti è una boccata d’aria in un mondo che puzza di marcio. Gli indignati hanno detto sui social network e nelle assemblee in piazza le cose che molti pensano: che a creare la crisi sono stati i governi e le banche, ma a subirla sono le persone, e che i politici rappresentano solo se stessi; che i mezzi d’informazione manipolano i fatti e che la semplice protesta non potrà mai cambiare le cose perché la politica è organizzata per far pagare sempre gli stessi.

Ecco perché per mesi decine di migliaia di persone hanno partecipato ad assemblee e manifestazioni, quasi sempre pacifiche, e perché la maggioranza dei cittadini (il 73 per cento in Spagna) condivide le loro critiche. Il movimento ha avuto la maturità di sgombrare le occupazioni quando ha capito che diventavano autoreferenziali e che alle assemblee partecipavano solo i militanti. Il movimento però non è scomparso. Si è diluito nel tessuto sociale con assemblee di quartiere, iniziative contro le ingiustizie (come l’opposizione agli sfratti) e la diffusione di pratiche economiche alternative come le cooperative di consumo e la banca etica.

Eppure le pressioni esercitate dai mezzi d’informazione, dalla polizia e dalla politica sul movimento, che a un certo punto ha spaventato le élite al potere, sono riuscite a creare l’impressione che il tutto si limiti ormai ad alcuni giovani idealisti o a pochi esaltati: basta aspettare che si stanchino. I politici di sinistra hanno sperato di approfittare dell’occasione per aumentare i loro sostenitori, ma hanno desistito quando hanno visto che i nuovi ribelli sanno che non possono aspettarsi nulla dai partiti tradizionali. Nonostante l’ostilità del potere, il movimento ha proseguito per la sua strada, ha mantenuto il sistema delle votazioni nelle assemblee, le commissioni e la sua presenza in rete.

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Fonte immagine: Occupy Mainstream Media

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