domenica 30 ottobre 2011

Un'altra politica? Può nascere solo dall'indignazione

Su Internazionale n. 921, il sociologo spagnolo Manuel Castells ripercorre le azioni degli indignados in questi ultimi mesi tracciando caratteristiche e prospettive del movimento.

Il 15 ottobre del 2011 è stato un giorno di svolta per i movimenti nell’era di internet. Centinaia di migliaia di persone hanno manifestato in più di mille città di 82 paesi rispondendo a un appello lanciato inizialmente da un gruppo su Facebook. L’iniziativa è nata a settembre a Barcellona durante una riunione delle reti di attivisti che hanno convocato la manifestazione internazionale del 15 ottobre con lo slogan #unitedforglobalchange. I manifestanti criticavano il capitalismo inanziario che ha scatenato la crisi e i governi che sembrano essere al suo servizio. Non sono emersi dei leader e non sono nati dei comitati di direzione, solo assemblee e reti locali collegate in reti globali.

Dopo le rivoluzioni arabe, le rivolte in Grecia, gli indignati in Spagna e in Europa, la mobilitazione contro il governo israeliano e la rapida difusione delle occupazioni e delle manifestazioni in centinaia di città degli Stati Uniti, la convergenza delle proposte del 15 ottobre è stata un segnale del carattere globale del movimento. Ma ogni protesta locale è stata caratterizzata dalle sue rivendicazioni.

sabato 29 ottobre 2011

Quell'equazione impossibile del presente

Viene da chiedersi come due variabili apparentemente così lontane tra loro possano trovare soluzione in quell'equazione che potremmo chiamare "il nostro tempo" o, più semplicemente, "contemporaneità".

Da una parte gli indignados, il cui movimento globale sembra certificare l'implosione del capitalismo, o quantomeno della sua deriva contemporanea (ma è mai esistito un capitalismo buono per tutti, dove quel tutti, ormai, ha veramente una dimensione globale?), che allude, esplicitamente o implicitamente, a modelli di decrescita rispetto a quello tsunami che sempre più si rivela "la crescita continua".

Gli indignados di Wall Street spiazzano anche l'FMI

Tradotto da Il Sole 24 Ore di oggi, Paul Krugman, economista e celebre editorialista del New York Times, prova a spiegare perché - a suo parere - il movimento che prende il nome di Occupy Wall Street rappresenti una rottura importante rispetto alle teorie economiche dominanti, favorevoli in maniera rigorosa a "misure di austerity" che, invece "faranno crescere la disoccupazione e ostacoleranno la crescita".

Ho visitato lo Zuccotti Park, il parco newyorchese dove sono radunati gli indignados americani, il 20 ottobre. Michael Moore ha tenuto un breve discorso, diffuso mediante microfono umano, che è quel sistema in cui un manifestante a portata di udito dal palco ripete quello che sta dicendo l’oratore a beneficio di quelli più distanti. (Per inciso,sento dire che la destra accusa i manifestanti di Occupy Wall Street di essere antisemiti: beh, hanno dimenticato di menzionare l'eccellente band di musica klezmer).

venerdì 28 ottobre 2011

Una sera a Modena City

Scatti rubati ai Modena City Ramblers durante una sessione di prove prima di un concerto. Nel buio del palco.






Presidente, ma si occupi di tagliar nastri...

Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, il leghista Davide Boni, decide di prendere spunto da un provvedimento della rossa Emilia-Romagna e tagliare i vitalizi dei consiglieri regionali. Ma, come racconta oggi Libero (qui l'articolo in pdf), i colleghi del Pirellone non la prendono tanto bene. Il capogruppo del suo partito, Stefano Galli, non gliela manda a dire: «Lui deve occuparsi delle cose che più lo riguardano direttamente come tagliare i nastri, di politica se ne occupano le commissioni. Di quel che ha detto non ce ne frega un caz..»

«Delle sue proposte non ce ne frega un c...». Il capogruppo Stefano Galli sintetizza così le perplessità del Carroccio circa le uscite del collega di partito Davide Boni. Il presidente del Consiglio regionale non sembra più godere di grande popolarità tra i suoi colleghi. Il tutto da quando ha deciso di convocare una conferenza stampa per illustrare il suo personalissimo piano per cancellare alcuni dei privilegi degli eletti al Pirellone. Tema principale: «Anticipare l’abolizione del vitalizio ai consiglieri regionali già apartire da questa legislatura». La ragione: oggi chiunque sia stato eletto in un'assemblea regionale matura in soli cinque anni il diritto di percepire una pensione (pari a circa 1700 per una legislatura) una volta raggiunti i sessant’anni di età. Un benefit che la conferenza delle Regioni italiane, presieduta dall’emiliano Vasca Errani, ha già deciso di eliminare, ma a partire dalla prossima legislatura. Boni ha pensato di andare oltre, chiedendo che almeno in Lombardia il giro di vite venisse imposto a partire da questo mandato, prevedendo anche un taglio delle auto blu per membri del consiglio di presidenza dell’aula.

Il problema di Boni è che proprio ieri in Regione si riuniva la commissione consiliare convocata dai partiti proprio per tentare una di trovare una sintesi tra le proposte arrivate da sinistra e destra sui costi della politica. Una sovrapposizione che i consiglieii hanno giudicato più che sospetta. Boni è stato accusato da più parti di aver “esondato rispetto alle sue effettive competenze e di aver affondato ii colpo per guadagnare qualche paginata sin quotidiani.
Per il presidente del comitato Sante Zuffada (Pdl) si è trattato di «una grossa scorrettezza e una sovrapposizione sbagliata di ruoli». Il segretario regionale Pd Maurizio Martina ha annunciato che «il punto è distinguere tra propaganda e lavoro serio», annunciando anche la decisione unanime dei i rappresentanti dei scrivere una lettera ufficiale al presidente Boni su quanto accaduto e la proposta di “boicottare” l’incontro sui costi della politica organizzato da Boni la prossima settimana.

Il commento più duro, tuttavia, pare essere proprio quello del collega di partito di Boni, Stefano Galli «Lui deve occuparsi delle cose che più lo riguardano direttamente come tagliare i nastri», ha detto il capogruppo lumbard, «di politica se ne occupano le commissioni. Di quel che ha detto non ce ne frega un caz.. la sua è un’iniziativa irrispettosa dell’istituzione». Come detto, per Galli come per gli altri capogruppo il problema riguardo alle proposte di Boni non riguarda certo la sua voglia di sforbiciate, che comunque vada arriveranno a breve. Il punto, secondo Galli, è che ha parlato senza conoscere la materia. «La verità è che non si possono cancellare diritti acquisiti come sostiene qualcuno», continua il consigliere, «Gli esperti ci dicono che eliminando da ora i vitalizi rischiamo di trovarci di fronte a un'infinità di cause, con il rischio dì perderle, di pagare gli interessi e di fare la figura degli imbecilli».

Il comitato sia lavorando auna soluzione ibrida, eliminando ogni privilegio dalla prossima legislatura ma lasciando ai politici la possibilità di creare un fondo pensionistico “privato’. Per il resto, sembra che l’intenzione dei partiti sia quella di tagliare del 10% una lunga lista di spese, da quelle per il mantenimento dei gruppi consiliari a quelle per le segreterie.
Dalla parte di Boni si schiera solo l’Idv. Per il capogruppo in Regione Stefano Zamponi, da sempre in prima fila per cercare di decurtare diarie e simili, i problemi tecnici sono del tutto secondari in i questo momento. «Sembra che Boni abbia copiato le nostre proposte», ha spiegato il capogruppo i dipietrista, «noi, però, abbiamo chiesto di più: vogliamo che si intervenga anche su chi ha fatto il consigliere in passato e ha già effettivamente maturato la pensiome. Oggi, se uno ha fatto una sola legislatura in Regione, ha diritto a circa 1700-1800 euro di ‘pensione”. Non credo che tagliando il dieci per cento rovineremo qualche famiglia».

Occupy the Uniform Resource Locator

Oltre che Wall Street (e mille città in tutto il mondo) il movimento di protesta globale comincia a occupare anche gli spazi digitali, almeno a livello simbolico.

Per farlo basta visitare la pagina Occupy the Url (il programma è stato lanciato il 25 ottobre) e inserire l'indirizzo del sito web bersaglio della protesta. Con un semplice click, le immagini di un gruppo di manifestanti di Wall Strett si sovrapporranno alla homepage del sito under attack (si fa per dire), fino a far scomparire il suo layout.

Così il movimento del 99% si sposta sul Web e occupa i siti delle banche che fanno gli interessi del contestato 1%. Va chiarito che non ci si trasforma in hacktivist, perché l'occupazione della homepage non avviene realmente, come spiega Mashable. (via Daily Wired)




mercoledì 26 ottobre 2011

Speravo arrivasse Harry Potter

Invitato dal governo dell'Ossezia del Nord per un simposio artistico, il fotografo modenese Luigi Ottani racconta la sua esperienza a Beslan, sette anni dopo l'attacco terroristico in una scuola che si concluse con la strage di centinaia di innocenti, di cui molti bambini. Dal suo racconto fotografico, nascerà presto un libro. In questo video delle Officine Tolau, Ottani racconta le impressioni e le emozioni suscitate da quei luoghi tragici.

martedì 25 ottobre 2011

Un nuovo social network per gli indignados

Il Fatto Quotidiano parla del nuovo social network - New York City General Assembly - creato dagli attivisti di Occupy Wall Street negli USA:

Il controllo dei governi sui social network diventa sempre più stretto. E i movimenti si adeguano, sperimentando nuovi media in grado di sfuggire alle maglie della censura.

La prova arriva da New York, dove gli attivisti di Occupy Wall Street, accampati da oltre un mese a Zuccotti Park, hanno scelto di affiancare ai media tradizionali altri mezzi finora poco utilizzati: da Vibe a Tumblr, per arrivare a strumenti nuovi di zecca, creati per l’occasione, come il portale “New York City General Assembly”.

Evitare i canali mainstream della comunicazione appare infatti necessario sfuggire al controllo dei governi.

Leggi tutto l'articolo.

domenica 23 ottobre 2011

"Il nostro tempo" a Bologna. C'eravamo anche noi 2

A Bologna, alla manifestazione "Il nostro tempo" organizzata da Pippo Civati e Debora Serracchiani, c'eravamo anche noi per presentare iltrailer di "Rimetti a noi i nostri debiti", il docu-film che stiamo preparando sugli Indignados. Qui sotto, il momento in cui è stato presentato il video e il breve commento di Pippo. 




Altre immagini (Foto Tolau) della giornata di sabato 22 ottobre (qui, le immagini di Luca Calconi):

La tensostruttura montata in Piazza Maggiore a Bologna

"Il nostro tempo" al  via

Stefano Bonaccini, segretario regionale del PD Emilia-Romagna

Serracchiani + Civati

Una relatrice

Luigi Manconi sul palco

Pippo Civati e la stampa

Pippo Civati e la stampa 2

Backstage

La regia de "Il nostro tempo"

La regia de "Il nostro tempo" 2

Pippo Civati sul palco

La struttura è piena

Pausa pranzo

Pippo Civati incontra Matteo Richetti, PD, presidente del Consiglio regionale dell'Emilia -Romagna

Umarells controllano la situazione all'interno della tensostruttura

Intanto, a pochi metri, si manifesta per la libertà della Siria

Intanto, a pochi metri, un gazebo

We are the 99% (se ci mettiamo insieme)

La produzione video relativa al movimento globale "Occupy Wall Street" è ovviamente immensa. Video e web (twitter, facebook, blog), indissolubilmente intrecciati tra loro, sono i canali espressivi diretti degli attivisti. Qui sotto proponiamo un paio di video che non hanno esclusivamente obiettivi documentali, ma sono un tentativo di creazione di un'estetica del movimento.




sabato 22 ottobre 2011

"Il nostro tempo" a Bologna. C'eravamo anche noi

A Bologna, alla manifestazione "Il nostro tempo" organizzata da Pippo Civati e Debora Serracchiani, c'eravamo anche noi per presentare il trailer di "Rimetti a noi i nostri debiti", il docu-film che stiamo preparando sugli Indignados. Le bellissime foto della mattinata, sono di Luca Calconi, il nostro fotografo di (assoluta) fiducia.

















venerdì 21 ottobre 2011

Rimetti a noi i nostri debiti - Il film delle Officine Tolau sugli Indignados




Sabato scorso eravamo a Roma, a seguire la manifestazione degli Indignados. Eravamo lì - telecamere in spalla e microfoni aperti - per girare il nostro nuovo documentario:  "Rimetti a noi i nostri debiti", il racconto di questo movimento, dei suoi sogni, le rivendicazioni, le novità, il cuore.

Ce lo ha commissionato Pippo Civati, in qualità di responsabile del Forum Nazionale del Pd "Nuovi linguaggi e nuove culture". Pippo ci aveva già chiesto l'anno scorso di collaborare con lui, commissionandoci un documentario per raccontare  il Movimento 5 Stelle. Quel racconto è diventato il documentario "A furor di popolo".

Quello che vedete qui è solo il trailer del documentario sugli Indignados, che pubblicheremo online entro fine novembre, ma crediamo che sia già un buon indicatore, in termini di contenuti, di quello che sarà il risultato finale. Il trailer sarà proiettato in piazza Maggiore a Bologna sabato 22 e domenica 23 ottobre nel corso della manifestazione "Il nostro tempo", promosso da Pippo Civati e Debora Serracchiani.

A Roma sappiamo tutti com'è andata. Il mondo dell'informazione, (quasi) inevitabilmente, si è concentrato solo sulla cronaca degli scontri. Ma siatene certi, c'è anche un'altra storia da raccontare, che non ha niente a che fare con la violenza. Ha a che fare con l'idea di un Paese diverso. Che noi proveremo a raccontare.

lunedì 17 ottobre 2011

"Modena al cubo" è online

E' online la versione integrale di "Modena al cubo", il documentario di Gabriele Veronesi che analizza le politiche urbanistiche di Modena.

Roma, Indignados: impossibile uscire dal corteo

Roma, 15 ottobre 2011. Angolo tra Salita dei Borgia e via Leonina.
Mentre in piazza San Giovanni infuria la battaglia con i Black Bloc, il corteo degli Indignados è bloccato lungo via Cavour. Molti dei manifestanti, a quel punto, decidono di abbandonare, spaventati, sfiancati, delusi, e provano a uscire, scendendo la scalinata che da Salita dei Borgia sfocia su via Leonina. La Polizia, però, lungo tutte le laterali di via Cavour forma una barriera impenetrabile e non permette a nessuno di uscire, per motivi di sicurezza. Ma non permette a nessuno neanche di entrare nel corteo. In sostanza, la gente è letteralmente bloccata, non può muoversi, neanche semplicemente per tornarsene a casa. Facciamo qualche ripresa, a spezzoni, perché un poliziotto a un certo punto ci dice anche di allontanarci.

sabato 15 ottobre 2011

Roma, Indignados - Chi vuole la violenza?

Scommettiamo che non ne arresteranno neanche uno?
O che finirà tutto a tarallucci e vino? A Roma, stamattina, alcuni volontari distribuivano dei fogli con un decalogo di consigli da seguire in caso di disordini e violenze. Un decalogo decisamente ansiogeno, con suggerimenti del tipo "scrivete sul vostro braccio il numero di un avvocato". Così, per prepararsi al peggio nel caso dovessero fermarvi durante i disordini. Insomma, disordine doveva essere e disordine è stato. Ma per chi , come noi, si è unito al corteo dall'inizio, risulta davvero stranissimo riuscire a capire come abbiano fatto 500 - CINQUECENTO - black bloc a eludere la maglia fittissima della Polizia, che di fatto faceva da cordone lungo tutto il tragitto, impedendo a chiunque di uscire dal percorso o di entrarvi da ingressi non consentiti, prendendo la testa del corteo. E invece lo hanno fatto in 500.

Per ore, sin dal primo mattino, abbiamo fatto interviste, parlato a lungo con i manifestanti, abbiamo raccolto le loro storie e ascoltato i loro racconti, tutti carichi di speranze per un Paese migliore. Tutti concordi nel bandire qualunque tipo di violenza. Chi ha fatto tutto quel casino non ha niente a che fare con gli indignados. Con chi ha a che fare, quindi?

(Foto Stefania Spezzati)



(Foto Stefania Spezzati)
(Foto Stefania Spezzati)

(Foto Stefania Spezzati)

(Foto Stefania Spezzati)