lunedì 10 ottobre 2011

La città nuda

Ieri sera al Te-te di Modena, prima presentazione ufficiale del documentario del giovane giornalista Gabriele Veronesi "Modena al cubo", un viaggio tra le pieghe delle scelte urbanistiche presenti e future che ridisegneranno la città. Scelte che - come racconta il bel lavoro di Veronesi - incontrano l'opposizione di una fetta importante di cittadini, raggruppati in diversi comitati, ma uniti dal comune dissenso rispetto alle decisioni assunte dall'Amministrazione guidata dal sindaco Giorgio Pighi.

Il film (che sarà disponibile integralmente tra un paio di giorni sul sito modena3) e il dibattito che ne è seguito, moderato da Stefano Aurighi, sono ben raccontati in questo articolo della Gazzetta di Modena.

Al di là della cronaca, quel che mi preme sottolineare qui è che il tema della crescita edilizia di una città, a Modena come altrove, è questione che va oltre l'adeguatezza o meno degli interpreti locali (nel caso modenese, il criticatissimo assessore Daniele Sitta o, ancora, le storiche cooperative edili "rosse" che in continuità col cosiddetto modello emiliano eserciterebbero un potere capace di incidere ben più in profondità rispetto a una dinamica tra soggetto pubblico e privato fondata esclusivamente su asettiche "regole di mercato") ma è parte integrante di un modello di sviluppo globale, probabilmente giunto al suo punto di rottura, che, per perpetuare se stesso, è obbligato a una crescita infinita.
Come un enorme blob.

Semplificando: in questo periodo di profonda crisi economica (e politica), siamo costantemente bombardati da quella che viene propagandata come l'unica ricetta possibile per lasciarci alle spalle questi fase: l'economia deve riprendere a crescere.
Cioè: bisogna produrre - e vendere - più auto, più telefonini, più case, più tutto; pena: lo sprofondamento in meccanismi recessivi sempre più vischiosi.

Ora, l'edilizia è stata dal dopoguerra ad oggi, in Italia, in Europa & Usa, e ora nel mondo intero (almeno quello cosiddetto in via di sviluppo) uno dei motori dell'economia globale.
In Cina (ma non solo lì) si costruiscono intere città e centri commerciali fantasma solo per mantenere alti i livelli di crescita: la bolla immobiliare.

Il punto allora è che Modena con i suoi problemi urbanistici, è solo una scheggia di una meccanismo molto più grande - un incontrollabile Golem, ormai - che va ben oltre i confini del Secchia e del Panaro: è il nostro modello di sviluppo che non funziona più, perché prevede un impiego di tutte le risorse disponibili (quelle ambientali, in questo caso) fino all'esaurimento totale.

E' sicuramente giusto continuare nelle battaglie locali, ma senza tralasciare la visione globale.
Non si possono criticare le scelte specifiche di una persona (l'assessore Sitta, nel nostro caso) pensando che, rimosso lui, le questioni possano essere risolte o, quantomeno, prendere un'altra piega. Cosa vera e possibile solo in piccola misura.

Il punto è che se vogliamo abbracciare un modello di decrescita (unico modello alternativo possibile) urbana ed edilizia per Modena (anche solo in termini di espansione dei metri cubi), non lo possiamo fare "a compartimenti stagni", ma sapendo che rinunciare a questo modello significa rinunciare anche, ad esempio, all'ultimo IPad, a cambiare telefonino ogni sei mesi, ad usare l'auto in qualsiasi occasione, eccetera eccetera. Perché mai come oggi è valido il cosiddetto "effetto farfalla" secondo il quale il "minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo".

Insomma c'è poco da raccontarcela: Modena è nuda. E noi con lei.

Da sinistra a destra: Stefano Aurighi e Gabriele Veronesi


Tantissime persone presenti alla serata

MUSIC PAINTING - Glocal Sound - Matteo Negrin from Smile Lab on Vimeo.

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