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martedì 25 dicembre 2012
Annule nos dettes
La versione francese di "Rimetti a noi i nostri debiti" che nel settembre scorso è stata proiettata a Parigi al "Festival Les Indignés".
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venerdì 16 novembre 2012
Partito Pirata: "Noi con Grillo? Mai dire mai..."
Il 17 e 18 Novembre i "pirati" e rappresentanti dei Partiti Pirata
d'Europa si incontrano a Roma, per parlare della pianificazione della
campagna elettorale comune nel 2014, della visione economica e politica
congiunta del movimento pirata e di un'installazione paneuropea di
Liquid Feedback. (QUI tutti i dettagli della due-giorni). Raccontiamolo, allora, questo Partito Pirata.
Per raccontare il Partito Pirata italiano mi sono affidato a Daniele Monteleone (delegato al Consiglio Europeo dei Partiti Pirata), che ha fatto da mediatore con l'assemblea, a cui sono state sottoposte le domande.
*************************************************************
Quali sono, in estrema sintesi, i principali obiettivi del Partito Pirata?
Ci siamo formati alla difesa di diritti civili dei quali i nostri legislatori si sono scordati: il diritto alla segretezza della corrispondenza manca non solo nell'Internet, ma anche in ogni cellulare. Da quando non usiamo più carta e penna abbiamo accettato di non esercitare più tale diritto umano, civile e costituzionale, come se fosse necessario o ragionevole.
Ci siamo formati a combattere l'abuso dei diritti d'autore, usati per legittimare la mancata segretezza della comunicazione, usati per limitare la creatività e l'accesso alla cultura, ma anche per vietare la pubblicazione di documenti compromettenti in politica.
Ci siamo formati a combattere l'intrasparenza politica e per migliorare la democrazia e, alla ricerca di un tale miglioramento, abbiamo scoperto la democrazia liquida e abbiamo addirittura sviluppato gli strumenti per realizzarla.
Ci siamo accorti che gli strumenti che abbiamo sviluppato possono servire a combattere l'intrasparenza e la corruzione nella politica a livello mondiale. Tutti i grandi problemi che vediamo nel mondo, quelli economici, quelli ambientali, fondamentalmente provengono dall'ingiustizia e dalla corruzione. Combattendo per un modo onesto e veramente democratico di fare politica, arriveremo anche più facilmente ad una soluzione economica ed ambientale sostenibile, per vivere a lungo ed in prosperità su questo pianeta, con dignità, sicurezza e libertà per ognuno.
In Italia non siete ancora molto conosciuti, a differenza dei vostri colleghi tedeschi. Qual è secondo voi il motivo? E' solo questione di tempo?
In realtà siamo più giovani dei fratelli tedeschi,pur essendo nati prima. La differenza è che sino a poco tempo fa non ritenevamo di spenderci direttamente in politica, ma di limitarci a fare pressione sui politici. Questo ha portato un ritardo notevole nello sviluppo del Partito.
Avete mai tracciato un ipotetico identikit del vostro elettore? Età, sesso, zona geografica, professione, scolarizzazione ecc?
Certamente. L'età è oltre i diciotto anni, per il resto direi tutti coloro che sono stanchi del modello sociale nel quale viviamo, desiderano un maggior coinvolgimento e si rendono conto che essere fatalisti ed affidare il proprio futuro ad altri è penalizzante, ci porta ad una degenerazione del senso civico, della solidarietà e della condivisione di un mondo che è unico per tutti. I sondaggi in Germania dicono che il Partito Pirata non è di nicchia, credo che valga anche per noi.
Il partito Pirata si sta organizzando in vista delle elezioni politiche del 2013 con propri candidati?
Ci stiamo provando, certo che i paletti e la burocrazia con cui si difendono gli attuali partiti detentori del potere rendono la cosa molto difficile. Comunque è e sarà esperienza e ce la stiamo mettendo tutta.
Esiste la possibilità di una alleanza con il MoVimento 5 Stelle a livello nazionale?
Mai dire mai, i risultati della democrazia diretta non sono prevedibili. Alle attuali condizioni e decisioni assembleari lo escluderei, dato che siamo decisamente su piani diversi di partecipazione, condivisione, metodologia e spesso su contenuti che non sempre ci paiono coerenti. Tutti hanno diritto di cambiare idea, ma alcune espresse e poi modificate paiono un voler seguire il vento piuttosto che governarlo.
Quali sono i temi e le politiche che vi accomunano con il MoVimento 5 Stelle? Quali vi dividono?
Ci uniscono la richiesta di trasparenza della pubblica amministrazione, diritto di accesso e partecipazione diffusa. Ci dividono tutte le questioni - per noi fondamentali - riguardo la privacy, i diritti civili e lo stato di diritto.
Grillo ha depositato il marchio "Pirati a cinque Stelle". Secondo la stampa, temeva un'alleanza tra voi e i "frondisti" emiliani del M5S. Lei cosa ne pensa?
Devo dire che è abbastanza difficile per noi riuscire a spiegare che, ponendoci in modo diverso nei confronti della politica e credendo in un modo diverso di fare politica e governare, non siamo propensi ad utilizzare vecchi metodi di politica. Si figuri che osteggiamo il copyright, quindi chiunque può fregiarsi del termine pirata, purché non pretenda di parlare in nostro nome, non pretenda di sostituirsi a noi. Siamo tutti pirati e signori, come diceva una nota canzone di qualche anno fa.
Esistono contatti ufficiali tra il Partito Pirata e Giovanni Favia? E con Valentino Tavolazzi?
Se qualcuno chiede aiuto, cerchiamo di accontentarlo. Riguarda Favia esattamente come riguarda altre forze politiche democratiche. Se ne parla poco, perché fa poca notizia, ma i pirati hanno aiutato anche la Lista Marano-Fava ad allestire Liquid FeedBack, in occasione della loro campagna per le regionali in Sicilia.
A Ferrara avete presentato "Liquid feedback". Credete che potrà davvero essere uno strumento per mettere in atto la democrazia diretta?
Liquid feedback è sicuramente uno strumento che, applicando l'algoritmo del metodo Schulze di calcolo del peso del singolo voto, porta a votazioni soddisfacenti. Importante anche la distinzione tra democrazia diretta e liquida. La democrazia diretta non è realizzabile ad uso quotidiano.
Comunque non dobbiamo dimenticare l'analfabetismo digitale, perciò allo strumento digitale dovremo affiancare coinvolgimenti diretti e reali con assemblee locali, consapevoli che il successo inciderà sul modo di fare politica e governo.
Siete favorevoli all'uscita dall'euro?
Il Partito Pirata non ha alcuna posizione sull'uscita dall'euro. Tutto quello che riguarda la politica economica è in gran parte indeterminato nelle risoluzioni assembleari. Siamo comunque orgogliosi di avere avviato un dibattito di intelligenza collettiva su questi argomenti per trovare soluzioni democratiche ai problemi che affliggono il Paese.
In che modo l'Italia, e più in generale le democrazie occidentali, possono provare ad uscire dalla crisi economica?
(A questa domanda risponde Daniele Monteleone in qualità di delegato al Consiglio Europeo dei Partiti Pirata). Stiamo lavorando congiuntamente con gli altri Paesi Europei. Infatti nel summit che ci sarà a Roma il 17-18 Novembre del Partito Pirata Europeo si discuterà anche la questione crisi economica con i nostri rappresentanti politici e altri ospiti autorevoli come Boldrin.
Per quale motivo il Partito Pirata ha questo nome?
Molto semplicemente abbiamo pensato di anticipare l'appellativo che c'avrebbero dato eventuali interlocutori. Siamo nati per impedire che Internet sia ridotta a un supermercato, privandola della libertà di condivisione delle idee e delle informazioni. Siamo convinti che la Rete sia il mezzo col quale si possa realizzare uno sviluppo sociale più equo e solidale, una nuova società che rispetti l'individuo allo stesso modo, qualunque sia la sua condizione di razza, di credo, di sesso o finanziaria.
Come si diventa soci, o simpatizzanti, o tesserati del Partito Pirata?
Simpatizzanti si diventa condividendone gli obiettivi, soci e tesserati lo si diventa certificando l'unicità dell'iscrizione, dato che il principio "una testa un voto" implica che non ci si possa iscrivere più volte, questo per onestà e per poter partecipare lealmente all'Assemblea Permanente.
Esistono già sedi locali del Partito Pirata? O l'organizzazione è totalmente su web?
Si, ci sono sedi locali e ogni giorno cerchiamo di aprirne di nuove. Come pirati le sedi possono essere le più varie, dall'abitazione privata, al bar e alla sala comunale, i pirati si riuniscono dove più è comodo, hanno ben poche sedi fisse.
Esiste un "segretario" del partito, così come nei partiti tradizionali? O l'organizzazione è totalmente diversa?
L'organizzazione è assolutamente orizzontale. Fatte salve le responsabilità di legge, nessuno è più pirata di un'altro e non ci sono figure preminenti. Non abbiamo leader, ma solo pirati che propongono, votano o applicano le decisioni assembleari. Il software che utilizziamo per l'Assemblea Permanente ci permette di delegare chi crediamo più competente, ma ci permette anche di cambiare istantaneamente la delega o intervenire personalmente quando il delegato non rispecchia o crediamo non rispecchi più la nostra idea. Questo fa si che ci sia la massima libertà individuale d'esprimere il nostro voto, che è vincolante.
Per raccontare il Partito Pirata italiano mi sono affidato a Daniele Monteleone (delegato al Consiglio Europeo dei Partiti Pirata), che ha fatto da mediatore con l'assemblea, a cui sono state sottoposte le domande.
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Quali sono, in estrema sintesi, i principali obiettivi del Partito Pirata?
Ci siamo formati alla difesa di diritti civili dei quali i nostri legislatori si sono scordati: il diritto alla segretezza della corrispondenza manca non solo nell'Internet, ma anche in ogni cellulare. Da quando non usiamo più carta e penna abbiamo accettato di non esercitare più tale diritto umano, civile e costituzionale, come se fosse necessario o ragionevole.
Ci siamo formati a combattere l'abuso dei diritti d'autore, usati per legittimare la mancata segretezza della comunicazione, usati per limitare la creatività e l'accesso alla cultura, ma anche per vietare la pubblicazione di documenti compromettenti in politica.
Ci siamo formati a combattere l'intrasparenza politica e per migliorare la democrazia e, alla ricerca di un tale miglioramento, abbiamo scoperto la democrazia liquida e abbiamo addirittura sviluppato gli strumenti per realizzarla.
Ci siamo accorti che gli strumenti che abbiamo sviluppato possono servire a combattere l'intrasparenza e la corruzione nella politica a livello mondiale. Tutti i grandi problemi che vediamo nel mondo, quelli economici, quelli ambientali, fondamentalmente provengono dall'ingiustizia e dalla corruzione. Combattendo per un modo onesto e veramente democratico di fare politica, arriveremo anche più facilmente ad una soluzione economica ed ambientale sostenibile, per vivere a lungo ed in prosperità su questo pianeta, con dignità, sicurezza e libertà per ognuno.
In Italia non siete ancora molto conosciuti, a differenza dei vostri colleghi tedeschi. Qual è secondo voi il motivo? E' solo questione di tempo?
In realtà siamo più giovani dei fratelli tedeschi,pur essendo nati prima. La differenza è che sino a poco tempo fa non ritenevamo di spenderci direttamente in politica, ma di limitarci a fare pressione sui politici. Questo ha portato un ritardo notevole nello sviluppo del Partito.
Avete mai tracciato un ipotetico identikit del vostro elettore? Età, sesso, zona geografica, professione, scolarizzazione ecc?
Certamente. L'età è oltre i diciotto anni, per il resto direi tutti coloro che sono stanchi del modello sociale nel quale viviamo, desiderano un maggior coinvolgimento e si rendono conto che essere fatalisti ed affidare il proprio futuro ad altri è penalizzante, ci porta ad una degenerazione del senso civico, della solidarietà e della condivisione di un mondo che è unico per tutti. I sondaggi in Germania dicono che il Partito Pirata non è di nicchia, credo che valga anche per noi.
Il partito Pirata si sta organizzando in vista delle elezioni politiche del 2013 con propri candidati?
Ci stiamo provando, certo che i paletti e la burocrazia con cui si difendono gli attuali partiti detentori del potere rendono la cosa molto difficile. Comunque è e sarà esperienza e ce la stiamo mettendo tutta.
Esiste la possibilità di una alleanza con il MoVimento 5 Stelle a livello nazionale?
Mai dire mai, i risultati della democrazia diretta non sono prevedibili. Alle attuali condizioni e decisioni assembleari lo escluderei, dato che siamo decisamente su piani diversi di partecipazione, condivisione, metodologia e spesso su contenuti che non sempre ci paiono coerenti. Tutti hanno diritto di cambiare idea, ma alcune espresse e poi modificate paiono un voler seguire il vento piuttosto che governarlo.
Quali sono i temi e le politiche che vi accomunano con il MoVimento 5 Stelle? Quali vi dividono?
Ci uniscono la richiesta di trasparenza della pubblica amministrazione, diritto di accesso e partecipazione diffusa. Ci dividono tutte le questioni - per noi fondamentali - riguardo la privacy, i diritti civili e lo stato di diritto.
Grillo ha depositato il marchio "Pirati a cinque Stelle". Secondo la stampa, temeva un'alleanza tra voi e i "frondisti" emiliani del M5S. Lei cosa ne pensa?
Devo dire che è abbastanza difficile per noi riuscire a spiegare che, ponendoci in modo diverso nei confronti della politica e credendo in un modo diverso di fare politica e governare, non siamo propensi ad utilizzare vecchi metodi di politica. Si figuri che osteggiamo il copyright, quindi chiunque può fregiarsi del termine pirata, purché non pretenda di parlare in nostro nome, non pretenda di sostituirsi a noi. Siamo tutti pirati e signori, come diceva una nota canzone di qualche anno fa.
Esistono contatti ufficiali tra il Partito Pirata e Giovanni Favia? E con Valentino Tavolazzi?
Se qualcuno chiede aiuto, cerchiamo di accontentarlo. Riguarda Favia esattamente come riguarda altre forze politiche democratiche. Se ne parla poco, perché fa poca notizia, ma i pirati hanno aiutato anche la Lista Marano-Fava ad allestire Liquid FeedBack, in occasione della loro campagna per le regionali in Sicilia.
A Ferrara avete presentato "Liquid feedback". Credete che potrà davvero essere uno strumento per mettere in atto la democrazia diretta?
Liquid feedback è sicuramente uno strumento che, applicando l'algoritmo del metodo Schulze di calcolo del peso del singolo voto, porta a votazioni soddisfacenti. Importante anche la distinzione tra democrazia diretta e liquida. La democrazia diretta non è realizzabile ad uso quotidiano.
Comunque non dobbiamo dimenticare l'analfabetismo digitale, perciò allo strumento digitale dovremo affiancare coinvolgimenti diretti e reali con assemblee locali, consapevoli che il successo inciderà sul modo di fare politica e governo.
Siete favorevoli all'uscita dall'euro?
Il Partito Pirata non ha alcuna posizione sull'uscita dall'euro. Tutto quello che riguarda la politica economica è in gran parte indeterminato nelle risoluzioni assembleari. Siamo comunque orgogliosi di avere avviato un dibattito di intelligenza collettiva su questi argomenti per trovare soluzioni democratiche ai problemi che affliggono il Paese.
In che modo l'Italia, e più in generale le democrazie occidentali, possono provare ad uscire dalla crisi economica?
(A questa domanda risponde Daniele Monteleone in qualità di delegato al Consiglio Europeo dei Partiti Pirata). Stiamo lavorando congiuntamente con gli altri Paesi Europei. Infatti nel summit che ci sarà a Roma il 17-18 Novembre del Partito Pirata Europeo si discuterà anche la questione crisi economica con i nostri rappresentanti politici e altri ospiti autorevoli come Boldrin.
Per quale motivo il Partito Pirata ha questo nome?
Molto semplicemente abbiamo pensato di anticipare l'appellativo che c'avrebbero dato eventuali interlocutori. Siamo nati per impedire che Internet sia ridotta a un supermercato, privandola della libertà di condivisione delle idee e delle informazioni. Siamo convinti che la Rete sia il mezzo col quale si possa realizzare uno sviluppo sociale più equo e solidale, una nuova società che rispetti l'individuo allo stesso modo, qualunque sia la sua condizione di razza, di credo, di sesso o finanziaria.
Come si diventa soci, o simpatizzanti, o tesserati del Partito Pirata?
Simpatizzanti si diventa condividendone gli obiettivi, soci e tesserati lo si diventa certificando l'unicità dell'iscrizione, dato che il principio "una testa un voto" implica che non ci si possa iscrivere più volte, questo per onestà e per poter partecipare lealmente all'Assemblea Permanente.
Esistono già sedi locali del Partito Pirata? O l'organizzazione è totalmente su web?
Si, ci sono sedi locali e ogni giorno cerchiamo di aprirne di nuove. Come pirati le sedi possono essere le più varie, dall'abitazione privata, al bar e alla sala comunale, i pirati si riuniscono dove più è comodo, hanno ben poche sedi fisse.
Esiste un "segretario" del partito, così come nei partiti tradizionali? O l'organizzazione è totalmente diversa?
L'organizzazione è assolutamente orizzontale. Fatte salve le responsabilità di legge, nessuno è più pirata di un'altro e non ci sono figure preminenti. Non abbiamo leader, ma solo pirati che propongono, votano o applicano le decisioni assembleari. Il software che utilizziamo per l'Assemblea Permanente ci permette di delegare chi crediamo più competente, ma ci permette anche di cambiare istantaneamente la delega o intervenire personalmente quando il delegato non rispecchia o crediamo non rispecchi più la nostra idea. Questo fa si che ci sia la massima libertà individuale d'esprimere il nostro voto, che è vincolante.
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sabato 28 aprile 2012
Il doc sugli Indignados proiettato a Catania
"Rimetti a noi i nostri debiti", il nostro documentario sul movimento degli Indignados, continua a girare nelle sale del Belpaese.
Il prossimo appuntamento è fissato il 16 maggio al Centro Culture Contemporanee ZO di Catania, nell'ambito di “L’Italia che non si vede”, rassegna nazionale itinerante di cinema del reale che coinvolge più di venti città della penisola tra le quali Torino, Legnago, Milano, Carpi, Modena, Ferrara, Firenze, Napoli, Pisa, Orvieto, Rieti, Roma, Iglesias, Bari.
Buona visione a chi sarà in sala. Tutti gli altri possono comunque vederlo, sempre, su youtube a questo indirizzo.
Il prossimo appuntamento è fissato il 16 maggio al Centro Culture Contemporanee ZO di Catania, nell'ambito di “L’Italia che non si vede”, rassegna nazionale itinerante di cinema del reale che coinvolge più di venti città della penisola tra le quali Torino, Legnago, Milano, Carpi, Modena, Ferrara, Firenze, Napoli, Pisa, Orvieto, Rieti, Roma, Iglesias, Bari.
Buona visione a chi sarà in sala. Tutti gli altri possono comunque vederlo, sempre, su youtube a questo indirizzo.
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giovedì 9 febbraio 2012
Narrare la crisi
Su Nazione Indiana, il saggista Lanfranco Caminiti, ricostruisce le narrazioni filmiche e letterarie precedenti e contemporanee alla crisi economico-finanziaria americana. Solo la presenza di simili narrazioni - è la tesi dell'autore - è in grado di costruire un'immagine accessibile, davvero pubblica, della crisi finanziaria, mobilitando immaginazione e affetti, oltre che pretese contabilità economiche e imperativi politici.
Noi europei, noi italiani, non abbiamo avuto una narrazione della crisi finanziaria. Forse sta qui uno dei motivi per cui un movimento come quello di Occupy Wall Street rimane inconcepibile. Noi europei, noi italiani, non abbiamo avuto esperienza della crisi finanziaria, e senza esperienza non c’è narrazione. La crisi finanziaria è rimasta confinata tra i tecnici, nell’inner circle, gente che va e viene tra incarichi pubblici e consigli di amministrazione privati di banche o fondi di investimento.
L’introduzione di termini tecnici, a volte paradossale, a volte grottesca, come quella dello spread, nel linguaggio giornalistico prima e nella chiacchiera pubblica dopo, non ha modificato questa realtà, anzi l’ha resa ancora più impermeabile, più distante. Lo spread non comunica nulla, se non un dato che sembra oggettivo e bizzarro come il tempo: accanto alle informazioni meteo, le televisioni e i quotidiani vanno introducendo le informazioni spread. Lo spread non appartiene alla nostra esperienza umana quotidiana, a meno di non essere uno che tutti i giorni interviene sul mercato secondario dei titoli.
La continua reiterazione dei movimenti dello spread ha finito per uccidere qualsiasi narrazione possibile. Forse, è proprio questo il punto: l’informazione, ossessiva, espropria la narrazione. Siamo inzeppati di analisi, grafici, ragionamenti, statistiche e sequenze, ma piuttosto di facilitarci nel comunicare qualcosa, una qualsiasi esperienza, questa mole di dati diventa disumana, un paesaggio di macerie, una voragine. Non ci sono eroi, nello spread, non ci sono codardi, non ci sono passioni, amori, tradimenti. Lo spread non potrà mai essere un personaggio. E senza personaggi non ci sono storie.
Penso alla più recente prosa di Eugenio Scalfari [repubblica.it del 16 gennaio 2012], tipo: «Il Tesoro tuttavia, come la stessa Bce ha suggerito e dal canto nostro abbiamo raccomandato, dovrebbe aumentare il numero dei titoli in scadenza a breve durata, che il mercato vede con favore. Dovrebbe altresì azzerare il fabbisogno con un’operazione che rientra agevolmente nelle sue attuali capacità». Per chi scrive Scalfari? Chi è il lettore di Scalfari? Monti, Draghi, Vittorio Grilli? L’inner circle? Davvero esiste una narrazione comune, sociale – si può essere insieme narratori e lettori – che passa attraverso la differenza che andrebbe sollecitata tra le emissioni e i rendimenti dei titoli a breve, media e lunga scadenza?
Leggi tutto il saggio breve su Nazione Indiana: "Di cosa scriviamo quando scriviamo di crisi".
Noi europei, noi italiani, non abbiamo avuto una narrazione della crisi finanziaria. Forse sta qui uno dei motivi per cui un movimento come quello di Occupy Wall Street rimane inconcepibile. Noi europei, noi italiani, non abbiamo avuto esperienza della crisi finanziaria, e senza esperienza non c’è narrazione. La crisi finanziaria è rimasta confinata tra i tecnici, nell’inner circle, gente che va e viene tra incarichi pubblici e consigli di amministrazione privati di banche o fondi di investimento.
L’introduzione di termini tecnici, a volte paradossale, a volte grottesca, come quella dello spread, nel linguaggio giornalistico prima e nella chiacchiera pubblica dopo, non ha modificato questa realtà, anzi l’ha resa ancora più impermeabile, più distante. Lo spread non comunica nulla, se non un dato che sembra oggettivo e bizzarro come il tempo: accanto alle informazioni meteo, le televisioni e i quotidiani vanno introducendo le informazioni spread. Lo spread non appartiene alla nostra esperienza umana quotidiana, a meno di non essere uno che tutti i giorni interviene sul mercato secondario dei titoli.
La continua reiterazione dei movimenti dello spread ha finito per uccidere qualsiasi narrazione possibile. Forse, è proprio questo il punto: l’informazione, ossessiva, espropria la narrazione. Siamo inzeppati di analisi, grafici, ragionamenti, statistiche e sequenze, ma piuttosto di facilitarci nel comunicare qualcosa, una qualsiasi esperienza, questa mole di dati diventa disumana, un paesaggio di macerie, una voragine. Non ci sono eroi, nello spread, non ci sono codardi, non ci sono passioni, amori, tradimenti. Lo spread non potrà mai essere un personaggio. E senza personaggi non ci sono storie.
Penso alla più recente prosa di Eugenio Scalfari [repubblica.it del 16 gennaio 2012], tipo: «Il Tesoro tuttavia, come la stessa Bce ha suggerito e dal canto nostro abbiamo raccomandato, dovrebbe aumentare il numero dei titoli in scadenza a breve durata, che il mercato vede con favore. Dovrebbe altresì azzerare il fabbisogno con un’operazione che rientra agevolmente nelle sue attuali capacità». Per chi scrive Scalfari? Chi è il lettore di Scalfari? Monti, Draghi, Vittorio Grilli? L’inner circle? Davvero esiste una narrazione comune, sociale – si può essere insieme narratori e lettori – che passa attraverso la differenza che andrebbe sollecitata tra le emissioni e i rendimenti dei titoli a breve, media e lunga scadenza?
Leggi tutto il saggio breve su Nazione Indiana: "Di cosa scriviamo quando scriviamo di crisi".
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Fonte: The poster art of Occupy Wall Street |
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