mercoledì 14 marzo 2012

Benvenuti in Richistan

Massimo Giannini, su Repubblica del 14 marzo 2012, recensisce l'ultimo libro di Luciano Gallino.

Nel 1974, quando uscì la prima edizione del Saggio sulle classi sociali, avevo dodici anni. Un ragazzino, in effetti. Ma sei anni dopo, già sufficientemente affamato di politica, trasformai quel libro straordinario di Paolo Sylos Labini nella mia Bibbia. Me lo consigliò il professore di storia e filosofia che mi preparava all’esame di maturità: «Lo devi leggere assolutamente, se vuoi capire qualcosa della società italiana». Aveva ragione.

Sono passati quasi trent’anni. Ho perso le tracce di quel professore. E quel grande economista di Sylos Labini purtroppo non c’è più. Ma appena ho finito di leggere l’ultimo libro-intervista di Luciano Gallino (La lotta di classe-Dopo la lotta di classe, scritto insieme a Paola Borgna per Laterza) mi è tornato subito in mente il vecchio Saggio sulle classi sociali, che tanto ha spiegato dell’Italia più profonda, tra fascismo e Prima Repubblica.

Anche questa Lotta di classe spiega molto della crisi globale e della curvatura egemonica e tendenzialmente antidemocratica del capitalismo contemporaneo. Ma rispetto al suo saggio precedente Finanzcapitalismo, non si limita a descriverne i principi “costitutivi”, ma ne approfondisce gli effetti sui mercati globali e sugli assetti produttivi, sulle classi lavoratrici e sulla distribuzione del reddito, sulle politiche fiscali e sull’organizzazione del lavoro. Si può condividere o meno.

A me convince molto la critica alla cultura dominante, che ruota intorno a pochi, ossessivi assiomi neo-liberisti. In giro c’è davvero una “unanimità totalitaria” sugli slogan imposti da quella che Leslie Sklair, dalla London School of Economics, definisce “la classe capitalistica trans-nazionale” dei banchieri e dei proprietari di grandi patrimoni, dei top manager e degli azionisti delle grandi multinazionali. Insomma, l’élite oggi al potere, che comanda il Super-Stato al momento più forte del mondo: “Richistan”, il paese dei ricchi che, secondo la definizione di Robert Frank, «sono ormai un popolo e una nazione a sé».

Questa élite condiziona Parlamenti e manovra politici. Influenza università e fonda Thinktank. Con alcuni obiettivi di fondo, per altro raggiunti: trasformare il mercato in un idolo, e il denaro in un’ideologia. Creare le condizioni, culturali e poi anche legislative, per un gigantesco processo di trasferimento della ricchezza globale, dal lavoro alla rendita. Da almeno un ventennio, il colossale inganno confezionato da questa classe dominante è aver fatto credere che le classi non esistono più. E che dunque la lotta di classe è un “residuo arcaico” del vetero-marxismo. Niente di più falso.

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Fonte immagine: Take the experience

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